Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
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Comune di Trento
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Nel febbraio 2018 è stata presentata in Aula una proposta di mozione sul tema “Introduzione nei piani di studio del primo ciclo di istruzione dell'approfondimento delle competenze relazionali”. Ritirata dalla proponente in Aula, si era convenuto di trattarla in Quinta Commissione Legislativa per elaborare un testo che potesse incontrare una convergenza più ampia. In tale sede è scaturito un testo, redatto anche con la collaborazione del Dipartimento della Conoscenza, che è stato approvato, sempre in Commissione, il 3 settembre 2018 all’unanimità. Non vi è stato il tempo di discutere la proposta di mozione in Aula, visto lo scadere della Legislatura e si ritiene di riproporla oggi, visto che il tema è più che mai attuale. Negli ultimi decenni si è sviluppato un dibattito interdisciplinare sulla possibilità di considerare altre tipologie di caratteristiche individuali, oltre alle tradizionali di natura “accademica” e cognitiva, per spiegare il successo formativo e, più in generale, l’acquisizione dello status di cittadino adulto, responsabile e attivo partecipante nella vita quotidiana. Attualmente, soprattutto nel contesto statunitense, l’interesse è rivolto alle cosiddette “competenze non cognitive”. La letteratura di base su questo tema è approfondita nel volume di Heckman, Humphries e Kautz (2013), “The Myth of Achievement Tests”, in particolare le parti I e IV per quanto riguarda la valutazione dei test di apprendimento; e la parte V per la letteratura relativa alle modalità di rafforzare e misurare i tratti di personalità che associamo alle NCS. Ad oggi, non esiste una definizione univoca di tali competenze, ma in genere gli ambiti a cui si fa riferimento, nella sfera individuale, sono quelli emotivi, psico-sociali e legati alle caratteristiche di personalità. Nel dibattito attuale tali competenze vengono considerate strategiche, in un’ottica evolutiva, per i percorsi di carriera (formativi e lavorativi) successivi, e per un’adeguata esperienza di vita, come si è detto, come cittadino “completo”. Ad esempio, recenti evidenze (West et al., 2016) indicano come attributi non cognitivi, come la coscienziosità e l’auto-regolazione/controllo, siano degli ottimi predittori di esiti formativi (ad es. accesso all’università) e lavorativi (ad es. tempo di accesso al mondo del lavoro). Ci sono poi una serie di “life outcomes” che vengono considerati in letteratura come legati allo sviluppo delle competenze non cognitive. Tra questi, ad esempio, la stabilità finanziaria in età adulta (Schoon, 2008) e la riduzione alla propensione al crimine e alla devianza (Sherman et al., 1997). In questo momento l’orientamento della politica scolastica, al di là delle dichiarazioni di principio, è fortemente influenzata dai processi di misurazione e comparazione delle “cognitive skills” e ha pochi strumenti per indirizzare nei processi di insegnamento/apprendimento le competenze non cognitive di cui si dichiara regolarmente l’importanza e su cui si sollecita la scuola a porre quotidianamente attenzione. La dimostrazione più evidente è l’impatto delle prove standardizzate, nazionali e internazionali, sulle scelte di politica scolastica e sugli stessi orientamenti dei processi di insegnamento. Infatti, tutti (cfr livelli di somministrazione Invalsi) devono confrontarsi ogni anno con risultati degli studenti nelle prove standardizzate di italiano, matematica e inglese; molti si orientano sui quadri di riferimento su cui sono costruite le prove; pochi hanno curricula scolastici orientati alle “competenze chiave” e nessuno sa bene come rilevarle, valutarle e certificarle. La Provincia di Trento, attraverso il dipartimento della conoscenza e il supporto di IPRASE, ha attivato dall’anno scolastico 2017-18, un progetto di ricerca triennale dal titolo “Lo sviluppo delle competenze non cognitive negli studenti trentini”. Il progetto intende rispondere alle seguenti domande per il contesto trentino: Cosa sono le competenze non cognitive e quali sono le loro peculiarità rispetto a tipologie simili (competenze chiave, competenze di cittadinanza, soft-skills, …)? Come possono essere “formate” durante l’esperienza scolastica? Come possono essere valutate e certificate per contribuire allo sviluppo complessivo dei nostri studenti? Ma soprattutto, la loro valorizzazione come si inserisce all’interno dello sviluppo delle politiche scolastiche locali per il futuro? Il progetto si inserisce all’interno del dibattito internazionale su questi temi, ma cerca di evidenziare, promuovere supportare le attività che già vengono svolte dalle scuole trentine nello sviluppo delle competenze non cognitive. Ad oggi non sono disponibili dati strutturati sulla presenza di queste competenze negli studenti trentini. L’unico dato “di sistema” è stato fornito dall’INVALSI nel report sul questionario studente INVALSI rilasciato da Alivernini e Sestito nel 2014 in cui le competenze misurate nel questionario (concetto di sé, autoefficacia percepita, motivazione, stabilità emotiva, gestione delle relazioni e benessere percepito, …) per il Trentino risultavano correlare negativamente con le prove cognitive (nel report il Trentino risultava la provincia con i livelli più bassi di tali competenze, avendo però in parallelo tra le performance migliori in italiano e matematica). Sono però disponibili le documentazioni di molte esperienze fatte dalle scuole, e dalle istituzioni locali come IPRASE. In passato con IPRASE sono state realizzate, in questo ultimo decennio, diverse ricerche-intervento su temi prossimi alle non-cognitive skills (ad esempio sulle competenze orientative e le scelte tra il primo e secondo ciclo, e tra quest'ultimo e le fasi successive; sullo sviluppo del capitale sociale in età scolare, nella scuola primaria e nella scuola secondaria; sul mindset imprenditoriale; ecc.), ma non nello specifico di queste competenze. Nell’ambito delle politiche giovanili, in passato sono state fatte indagini (attraverso l’Osservatorio Giovani di IPRASE) su temi vicini a civicness e partecipazione attiva. Questa però è la prima proposta a intercettare il tema per come è inteso nella letteratura internazionale. Il progetto prevede una ricerca quantitativa per la misura delle competenze non cognitive nella transizione tra il primo e secondo ciclo, una ricerca-intervento per sviluppare, insieme alle scuole, attività didattiche per lo sviluppo consapevole delle competenze non cognitive e strumenti e metodi per la loro certificazione, e un progetto pilota per studiare le basi neurali delle competenze di tali competenze. Per quanto riguarda l’indagine quantitativa, il progetto prevede di raccogliere le misure sulle non-cognitive skills nella popolazione scolastica, con un focus specifico sull’anno di conclusione del primo ciclo, seguendo gli studenti fino al secondo anno delle scuole superiori (come avviene nella maggior parte delle ricerche a livello internazionale su questo tema). Questo ci darebbe idee sul come si possano formare tali competenze nel percorso scolastico (per esempio presenza/assenza di esperienze nei servizi e nella scuola d’infanzia, ecc). Una prima raccolta dati è stata realizzata tra maggio e giugno del 2018, su 25 Istituto Comprensivi, per 111 classi e circa 2100 studenti del terzo anno della scuola secondaria di primo grado. La ricerca-intervento ha l’obiettivo di raccogliere, a livello scuola, e nei rapporti tra la scuola e la comunità di riferimento, le pratiche educative messe in opera dalle scuole per sviluppare e supportare lo sviluppo di questa tipologia di competenze, anche senza fare un esplicito riferimento ad esse. Tale indagine ha lo scopo di svelare ciò che già accade in termini formativi per supportare le cognitive-skills, e per esplorare il collegamento con l’attività curricolare. Si tratta di un’attività che, utilizzando diversi strumenti (analisi documentale, osservazioni sul campo, interviste), può portare a caratterizzare ciascuna singola scuola partecipante in termini di maggiore o minore focus didattico sullo sviluppo di tali competenze. Ad oggi sono stati raccolti circa 100 progetti/attività, risalenti al periodo di inizio legislatura, e nell’estate verrà completata la fase di raccolta di pratiche attuali. Inoltre la ricerca-intervento, grazie agli esiti della ricerca quantitativa, può consentire di trasferire nella pratica didattica quotidiana le innovazioni possibili su questo tema, e può portare una maggiore integrazione delle competenze non cognitive a livello curricolare e nei processi di valutazione e accountability delle scuole. Nella ricerca-intervento, le scuole vengono coinvolte (dal secondo anno di progetto in poi) in un processo di cambiamento attraverso la sperimentazione di nuovi approcci, metodologie e tecniche basate sulla letteratura e i dati raccolti nell’indagine empirica. Lo scopo è di contribuire in maniera sempre più evidente all’integrazione delle pratiche di sviluppo delle non-cognitive skills all’interno della proposta curricolare delle istituzioni scolastiche e formative, anche in un’ottica di strumento orientativo e di promozione del benessere individuale e collettivo. Gli interventi che potranno essere sperimentati, in integrazione alle attività già svolte nelle scuole, potranno essere, come da indicazioni in letteratura, tra i più noti (Morrison Gutman & Schoon, 2013): programmi di mentoring, tra pari o tra alunni di età (o anche scuole) diverse (si pensi alle proposte di orientamento informativo-formativo gestite in questi termini, ad esempio); programmi di service learning, che si stanno sempre più diffondendo anche in Italia (una sperimentazione di IPRASE, in collaborazione con la LUMSA di Roma è stata svolta negli anni passati); programmi educativi outdoor (che in Trentino vengono già utilizzati da alcuni CFP nel periodo iniziale dell’anno scolastico, per realizzare i contenuti del cosiddetto Laboratorio Atteggiamenti Relazioni (LAR), previsto dai piani di studio provinciali); programmi di sviluppo emotivo e sociale (Goleman & Senge, 2016; Kindlon & Thompson, 2000), che necessariamente dovranno evolversi rispetto all’attuale offerta di “consulenza psicologica” individuale e di gruppo, già offerta dalle scuole; potenziamento delle pratiche didattiche quotidiane per lo sviluppo del curricolo (“micro-teaching”), attraverso l’integrazione di attività e procedure esplicitamente votate allo sviluppo delle competenze non cognitive; percorsi di valutazione formativa delle competenze non cognitive; ecc. Chiude la sequenza degli ambiti un ambizioso progetto di ricerca sulle basi neurali delle competenze non cognitive. Tale proposta, sfruttando le più recenti tecniche di indagine in questo ambito, esplorerà i legami tra gli aspetti funzionali del cervello di studenti nelle età considerate dal progetto e le competenze non cognitive. Gli esiti di tali esplorazioni potranno dare preziose indicazioni dal punto di vista didattico e applicativo. Alla luce dei percorsi già intrapresi sopra illustrati, IL CONSIGLIO DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO 1. diffondere, promuovere e supportare lo sviluppo delle competenze non cognitive nel sistema scolastico trentino con un focus specifico nel primo ciclo di istruzione, e sulle transizioni tra primo e secondo ciclo, attraverso differenti modalità, anche considerando i soggetti, oltre gli studenti, coinvolti nel processo (docenti, genitori, comunità locale, …). Tali modalità possono riguardare l’informazione e la promozione (seminari, conferenze, …) e il supporto, attraverso le attività e i progetti del dipartimento della conoscenza e di IPRASE, nelle attività didattiche e organizzative delle istituzioni scolastiche; 2. potenziare, dal punto di vista didattico e organizzativo, lo sviluppo delle competenze non cognitive degli studenti trentini, avendo come punto di partenza le attività e le pratiche già messe in atto dalle scuole e l’impianto dei piani di studio provinciali. Tale potenziamento renderà disponibili ulteriori risorse al dipartimento della conoscenza per attivare le appropriate strategie conoscitive per la descrizione di tali attività e pratiche, in modo tale da proporre, anche con il supporto di IPRASE, tutti i dispositivi possibili, didattici, organizzativi e di sviluppo professionale dei docenti, per il potenziamento di queste competenze. Nel corso del tempo si arriverà all’emersione di un modello di sviluppo di competenze non cognitive rappresentativo delle peculiarità sociali e culturali del contesto trentino; 3. sperimentare e successivamente mettere a regime, attraverso le attività e i progetti del dipartimento della conoscenza e di IPRASE, metodi e strumenti per la valutazione formativa e la successiva certificazione di tali competenze, in linea con le indicazioni nazionali, in modo tale da consentire al sistema di poter avere a disposizione nel tempo dati longitudinali sulla loro evoluzione e sulle reciproche influenze con le competenze di tipo cognitivo e disciplinare (italiano, matematica e lingua straniera).
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LUCIA COPPOLA |
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